Capita sempre più di frequente di dover gestire in classe problematiche legate a difficoltà di attenzione e di concentrazione, fino ad arrivare alla vera sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Recenti studi hanno dimostrato un'incidenza dell'ADHD tra il 3% e il 5% in età scolare: in altri termini im media ci si può attendere un alunno ADHD per classe.
Ecco che allora, per riuscire a gestire la pratica didattica all'interno delle cosiddette "classi difficili", diventa importante conoscere il disturbo e saper intervenire in modo adeguato, tenendo conto però che ogni alunno è diverso e ciò che funziona con qualcuno non è valido per altri.
L'ADHD è un disturbo dell'autoregolazione che si manifesta con difficoltà pervasive e stabili nel controllare l'attenzione, l'impulsività e l'attività motoria.
Si stima che la maggioranza dei casi di ADHD si manifesti in comorbilità con altri disturbi quali: disturbo oppositivo-provocatorio (DOP), disturbo d'ansia e disturbo dlel'umore. Un'altra condizione di interesse clinico spesso associata all'ADHD è rappresentata dai Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA).
E' importante dunque saper in prima analisi saper individuare il problema, anche attraverso l'uso di check list con indicatori comportamentali come la scala SDAI, come suggerito dalla nota ministeriale 7373/2010. In secondo luogo è fondamentale intervenire attraverso la predisposizione di un PDP o di un PEI, se l'alunno è stato certificato ai sensi della Legge 104/1992.
Nell'individuare gli interventi psicoeducativi più idonei occorre ricordare che i comportamenti problematici, oltre ad avere una base neurobiologica, possono essere prodotti e rinforzati da variabili ambientali. In particolare, l'ambiente può essere adattato, reso stabile e prevedibile curando lo spazio fisico e la disposizione dei banchi, predisponendo supporti visivi con indicazioni comportamentali e tabelle con la scansione delle lezioni della giornata.
Nell'immagine qui sopra sono presenti due esempi di supporti visivi iconici e scritti.
- Il primo è il classico timetable in cui ad ogni materia è stato associato il colore della relativa copertina di quaderno. Attraverso l'uso di una pedina calamitata che viene spostata ad ogni cambio di ora è possibile evidenziare il susseguirsi degli impegni e delle attività scolastiche e sostenere la carente capacità organizzativa temporale dei bambini iperattivi. Sempre con lo scopo di aiutare i bambini a maturare la capacità di stima temporale in modo da affrontare meglio un compito, si può ricorrere all'utilizzo in classe di una clessidra da capovolgere al termine di ogni ore di lezione.
- Il secondo suggerimento consiste nell'utilizzo di strategie di visual cue. In altre parole si possono individuare poche regole chiare, possibilmente formulate in positivo evitando l'uso del NO, da condividere ed esplicitare in classe preferibilmente all'inizio della giornata scolastica e a cui fare riferimenti diretti durante le lezioni in caso di ripetute trasgressioni. Nell'immagine proposta al mattino le immagini venivano attaccate all'armadio con del velcro dopo essere state ripetute a voce alta dagli alunni. Poi durante la giornata il classico richiamo verbale dell'insegnante poteva essere sostituito dal semplice indicare un cartellino per ricordare la regola trasgredita.
SCARICA QUI I SIMBOLI PER COSTRUIRE I CARTELLINI.
In generale è importante costruire un ambiente tranquillo e prevedibile in classe, anche introducendo regole per il controllo della voce, come il semaforo della voce.
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